Spirometria: il test per la valutazione e la misurazione del respiro

La spirometria è il test diagnostico più diffuso per rilevare, tenendo conto della quantità di aria che una persona può inspirare ed espirare, i parametri polmonari, ovvero delle grandezze respiratorie misurabili.

La spirometria rappresenta il primo livello diagnostico che consente allo pneumologo di valutare la possibilità di ulteriori approfondimenti.

Il test spirometrico è indolore, è economico, è ripetibile ed è finalizzato a rilevare tutti i parametri respiratori fondamentali: i volumi polmonari dinamici, la capacità vitale, la capacita polmonare, ecc.

L’esame spirometrico, denominato anche prova di funzionalità respiratoria, è un test non invasivo e altamente attendibile che permette di rilevare tutti i parametri inerenti la funzionalità polmonare. A esso ricorrono soprattutto i soggetti affetti da patologie restrittive o ostruttive delle vie aeree. Questo esame, inoltre, è anche particolarmente indicato per i fumatori abituali affetti da malattie cardiovascolari.

I 5 parametri più importanti che vengono rilevati durante la spirometria

In linea generale diremo che la spirometria restituisce in maniera attendibile le condizioni della funzionalità polmonare. In particolare essa è in grado di rilevare i seguenti parametri:

1 – Capacità vitale (CV): indica il volume di aria che un individuo può emettere in una espirazione lenta e massimale, partendo da una inspirazione completa. La capacità vitale media di un adulto sano è pari a 4,5 litri di aria.

2 – Capacità vitale forzata (CVF): indica il volume massimo di aria che può essere espulsa in un’espirazione forzata, a partire da un’ispirazione completa.

3 – Volume espiratorio massimo (VEMS): indica il massimo volume d’aria che può essere espirato dopo un’inspirazione massimale.

4 – Rapporto tra Volume espiratorio massimo e Capacità vitale forzata (VEMS / CVF): questo rapporto è molto importante per distinguere un eventuale problema ostruttivo da uno restrittivo.

5 – Picco di Flusso Espiratorio (PEF): indica la velocità massima con cui il flusso d’aria può essere espulso dall’apparato respiratorio a partire da una inspirazione completa.

Il rapporto VEMS/CVF, descritto nel punto 4, in pazienti adulti normali oscilla tra il 70% e l’80%; un valore più basso del 70% significa che l’apparato respiratorio presenta un deficit ostruttivo e che dunque vi sia un’alta probabilità che l’individuo sottoposto all’esame spirometrico sia affetto da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).

Perché è importante la spirometria         

spirometria

Qualora la spirometria venga eseguita appena compaiono i primi sintomi legati a un disturbo dell’apparato respiratorio, essa fornisce al medico parametri assai rilevanti sia per l’elaborazione di una diagnosi precoce sia per quanto riguarda il percorso terapeutico che il paziente deve osservare. L’utilizzo di questo esame diagnostico non invasivo è, inoltre, molto importante per tenere sotto controllo l’eventuale malattia respiratoria in atto e per verificare l’efficacia del percorso terapeutico intrapreso.

L’esecuzione di esame spirometrico può essere richiesta dal medico di famiglia qualora un suo paziente presenti dei disturbi a carico dell’apparato respiratorio (dolore al torace, produzione di espettorato, tosse persistente, ecc.), oppure qualora il paziente si sia sottoposto ad analisi di laboratorio che abbiano evidenziato valori al di fuori dei range di normalità.

Va detto a tal proposito che sono numerose le malattie che possono colpire l’apparato respiratorio. Tra le più diffuse citiamo le seguenti:

l’asma: si tratta di una patologia infiammatoria caratterizzata da ostruzione solitamente reversibile delle vie aeree inferiori; esso può essere sia allergico che non allergico;

  • la broncopneumopatia cronica ostruttiva(Bpco): si tratta di una affezione polmonare progressiva caratterizzata da una ostruzione bronchiale non completamente reversibile;
  • labronchite cronica: si tratta di una patologia cronica a carico dell’apparato respiratorio; essa è assai debilitante ed è caratterizzata da tosse persistente e da una eccessiva produzione di muco e pus. La bronchite acuta può manifestarsi come complicazione di un semplice raffreddore o di un’influenza stagionale;
  • la fibrosi polmonare interstiziale: si tratta di una affezione cronica caratterizzata dalla progressiva trasformazione del tessuto dei polmoni, ovvero il parenchima polmonare, intessuto cicatriziale. La fibrosi è una malattia non reversibile, per cui l’unico percorso terapeutico possibile è finalizzato a migliorare la qualità di vita del paziente;
  • l’enfisema polmonare: si tratta di una patologia che colpisce gli alveoli, ovvero le piccole sacche che contengono l’aria nei polmoni. Essi riducono progressivamente la propria funzionalità, rendendo il fiato del soggetto sempre più corto. L’enfisema, lo ricordiamo, rientra nella categoria delle patologie polmonari ostruttive. Una delle principali cause che determina l’enfisema polmonare è il vizio del fumo.
  • la polmonite: si tratta di un’affezione infiammatoria che colpisce la parte terminale dei polmoni. Essa può essere determinata dall’attacco microrganismi patogeni (come batteri o virus) oppure da una lesione. Quando si contrae la polmonite il tessuto polmonare si riempie di puse di altri liquidi, determinando difficoltà respiratorie, tosse e febbre.

La spirometria, lo ricordiamo, non si effettua esclusivamente per diagnosticare sospette malattie broncopolmonari o per tenerle sotto controllo in fase terapeutica, ma anche per verificare l’idoneità alla pratica di attività atletiche, per rilevare eventuali rischi prima di un intervento chirurgico e per lo screening degli individui che presentano un elevato livello di rischio di contrarre una malattia a carico dell’apparato respiratorio.

Tag: spirometria, salute, benessere polmoni, esami diagnostici, esame spirometrico

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